Passeggiando per boschi e campi può capitare di imbattersi in un bizzarro uccellino: vola da un fiore all’altro per succhiarne il nettare con una lunga proboscide, è capace di restare fermo in volo sbattendo velocemente le ali ed è molto piccolo. Insomma, a prima vista si direbbe che si tratti proprio di un colibrì. Ma è possibile che in Italia ci siano?
La risposta a questa domanda è no; tutte le specie esistenti di colibrì, infatti, vivono in America. Ma chi è allora quella simpatica creatura che vive nei nostri prati? In realtà, pur assomigliando ad un uccello, si tratta di un lepidottero, ossia di una falena. Il suo nome scientifico è Macroglossum stellatarum, mentre comunemente viene chiamato con vari nomi, tra cui falena colibrì o sfinge colibrì.

IronChris, Macroglossum stellatarum1 NR, CC BY-SA 3.0
Sicuramente una delle caratteristiche che ci spingono a pensare che possa essere un colibrì è la capacità di praticare l’hovering, ossia di restare fermo in volo. Ciò è reso possibile da una frequenza molto alta di battiti di ali al secondo, che oltre al volo stazionario permette una maggior manovrabilità e addirittura di volare all’indietro. Quella poi che sembra la lingua dei colibrì altro non è che una spiritromba molta lunga, ossia l’organo simile a una proboscide formato dalla fusione di alcune parti delle mascelle che i lepidotteri usano per succhiare il nettare. Ad indurci in errore ci sono anche le dimensioni ragguardevoli di questa falena, che raggiunge i 6 cm di lunghezza; oltre a ciò, la parte terminale del suo addome si allarga a ventaglio con un ciuffo di peli, assumendo una forma che ricorda quella di una coda di un uccello.
Questa particolare falena vive in gran parte dell’Europa e dell’Asia, e la si può trovare sia a livello del mare che in ambienti montani fino a 2000 m di altitudine. È un lepidottero abbastanza comune, facilmente osservabile in prati, giardini e ai margini dei boschi. Recentemente mi è capitato di vederne parecchi esemplari lungo le coste della Corsica.

Jumboat, Macroglossum stellatarum 2, CC BY-SA 3.0
È interessante notare come due animali appartenenti a specie completamente diverse ed evolutivamente molto lontane abbiano molte somiglianze, al punto da essere quasi confusi l’uno con l’altro. Questo è un esempio di quella che in biologia viene chiamata evoluzione convergente. In pratica la selezione naturale ha portato colibrì e Macroglossum, che frequentano ambienti simili e hanno lo stesso tipo di dieta, a sviluppare adattamenti molto simili per rispondere alle medesime esigenze. In natura si trovano molto facilmente casi di evoluzione convergente, basta pensare a pesci e cetacei o pipistrelli e uccelli.
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