IL PELO DELL’ORSO POLARE È DAVVERO BIANCO?

È il più grande mammifero carnivoro terrestre esistente, un nuotatore eccellente e la sua folta pelliccia bianca lo rende per noi facilmente riconoscibile: è lui, l’orso polare o bianco! Le sue dimensioni sono ragguardevoli, arrivando a superare nei maschi i 2,5 metri di lunghezza e i 300kg di peso, cosa che non gli impedisce di raggiungere i 40km/h quando corre. Il suo nome scientifico, Ursus maritimus, fa rifermento alla sua abitudine di trascorrere molto tempo in acqua, al punto da poter essere avvistato anche lontano dalla costa e da essere considerato un mammifero marino semi-acquatico. Il nome comune, invece, allude alla sua folta pelliccia bianca, ma come mai ha questa colorazione?

Orso polare allo zoo di Schönbrunn
This work is licensed under CC BY-NC-ND 4.0 

Una ragione piuttosto ovvia è quella di mimetizzarsi nell’ambiente in cui vive, caratterizzato da neve e ghiaccio per la maggior parte dell’anno. Ma la funzione del manto bianco non finisce qui. Innanzitutto, dobbiamo dire che il colore bianco non è dato da dei pigmenti; a dirla tutta non sono nemmeno bianchi i peli, bensì trasparenti: il colore bianco che noi vediamo è il risultato di fenomeni di dispersione e riflessione della luce. In pratica i peli dell’orso polare sono strutture cave all’interno, che catturano i raggi solari e li indirizzano verso la cute dell’orso. Questa, oltre a non essere bianca, è nera, come si può vedere dal naso dell’orso, e per questo è in grado di assorbire molto efficacemente la luce solare che riceve. Oltre a convogliare i raggi solari, e quindi il calore, direttamente alla pelle dell’orso, questi peli cavi svolgono anche un’ulteriore funzione di isolamento termico. Intrappolando aria, infatti, limitano l’emanazione di radiazioni infrarosse verso l’esterno riducendo drasticamente la dispersione di calore. L’efficacia di questo meccanismo può essere verificata osservando l’orso polare con una telecamera a infrarosso: tutto ciò che si potrà vedere sono il naso, gli occhi, le zampe e il respiro. Ecco quindi spiegato il perché del manto bianco dell’orso polare: la particolare struttura dei peli è un adattamento per il clima estremamente rigido in cui vivono questi animali.

La pelliccia idrorepellente dell’orso polare gli consente di passare molto tempo in acqua
(Orso polare allo zoo di Schönbrunn – This work is licensed under CC BY-NC-ND 4.0 )

Oltre a questo particolare tipo di pelliccia, l’orso polare nel corso dell’evoluzione ha sviluppato anche altri adattamenti che lo aiutano a mantenersi caldo. La pelle molto spessa, infatti, aiuta a ridurre la dispersione di calore; sotto di essa, poi, si trova uno strato di grasso spesso una decina di centimetri che isola ulteriormente l’animale, specialmente quando si immerge nelle gelide acque dell’Artico. Allo stesso scopo servono i cuscinetti che si trovano sotto le zampe e la folta pelliccia che le riveste. La forma allungata del muso dell’orso polare, infine, gli consente di riscaldare l’aria inspirata prima che raggiunga i polmoni.

Orso polare nella penisola del Labrador
Gregory “Slobirdr” SmithPolar Bear (Ursus maritimus) – Flickr – Gregory “Slobirdr” SmithCC BY-SA 2.0

Sfortunatamente tutti questi efficaci meccanismi rendono l’orso polare più esposto al rischio di surriscaldamento e, di conseguenza, più vulnerabile al cambiamento climatico e all’aumento delle temperature. Questo si aggiunge a una vita già non facile per questi orsi, che sono così classificati a rischio di estinzione vulnerabile. Infatti oltre al cambiamento climatico, gli orsi polari devono abitualmente fare i conti con l’ambiente in cui vivono; basti pensare che, pur essendo la ricerca del cibo un’attività che occupa gran parte della loro vita, raramente hanno successo (si stima che solo il 2% degli attacchi condotti dagli orsi polari si concluda con la cattura della preda).

Orso polare sui ghiacci artici
U.S. Geological Survey from Reston, VA, USA, Polar Bear (4371011380)CC0 1.0

Vale la pena ricordare che, nonostante sia una credenza abbastanza diffusa, gli orsi polari in natura non predano i pinguini per una semplicissima ragione: i primi vivono nell’Artico e i secondi nell’Antartico. Infine una curiosità: la parola Artico, che indica la regione attorno al polo nord, deriva dal greco arktos che significa proprio orso. Questo nome allude sia alla costellazione dell’Orsa Maggiore, ben visibile nei cieli dell’emisfero boreale, che a quella dell’Orsa Minore, nella quale si trova la stella Polare.

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