Negli ultimi anni il freddo invernale arriva sempre più tardi, è sempre meno pungente e lascia il posto ai primi tepori primaverili in fretta. Potrebbe sembrare un problema non così grave, anzi, magari può avere anche delle ricadute positive: meno freddo, meno riscaldamento, il che vuol dire anche meno inquinamento e minori risorse usate per riscaldarci. Ma a parte privarci del piacere di fare la settimana bianca sulle piste da sci e di godere della magia della neve, ci sono molti validi motivi per cui la cosa dovrebbe farci preoccupare. La vita sul nostro pianeta, infatti, è il risultato di numerose interazioni tra ambiente ed esseri viventi: mutamenti repentini come quello a cui stiamo assistendo non danno il tempo a tutte le parti in gioco di adattarsi e di trovare un nuovo equilibrio e provocano numerose reazioni a catena; eccone alcune.

Val di Non, Trentino Alto Adige
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La conseguenza forse più ovvia di avere inverni sempre meno freddi è quella di assistere a meno nevicate, e questo implica meno disponibilità di acqua durante la stagione primaverile ed estiva. La neve caduta durante l’inverno e ghiacciata al suolo, infatti, per molti luoghi funge da riserva d’acqua: con il sopraggiungere della bella stagione si scioglie poco alla volta, garantendo disponibilità d’acqua fino all’inverno successivo. Negli ultimi anni, tuttavia, la neve è sempre meno e quella poca che cade d’inverno si scioglie molto più velocemente per effetto delle temperature primaverili più elevate. Un recente studio, poi, ha messo in luce un ulteriore problema. Sembra infatti che, se la temperatura media invernale è inferiore ai -8° C, il manto nevoso non viene intaccato dall’innalzamento delle temperature primaverili. Al di sopra di questa soglia, tuttavia, un incremento di temperatura di anche solo un grado, provoca un uno scioglimento esponenziale delle risorse di neve. Questo vuol dire che, nei prossimi anni, se gli inverni continueranno a essere sempre più miti, assisteremo a una grande perdita dei bacini nevosi (Gottlieb, A.R., Mankin, J.S. Evidence of human influence on Northern Hemisphere snow loss. Nature 625, 293–300 (2024)).

Camoscio in Valnontey, Valle d’Aosta
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Ma la neve non è importante solo come riserva idrica per la bella stagione. Lo strato nevoso che ricopre il suolo durante l’inverno svolge anche la funzione di isolante termico, proteggendo il terreno dal freddo eccessivo e permettendogli di riscaldarsi gradualmente all’arrivo della primavera. In questo modo i semi nel terreno vengono protetti da temperature eccessivamente rigide e da escursioni termiche elevate. L’acqua presente nel terreno, poi, grazie all’aumento di volume che subisce quando gela, aiuta a spaccare le zolle di terra, rendendola più fertile in primavera.

Parco Nazionale dello Stelvio, Val Zebrù, Lombardia
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Un altro effetto dell’innalzamento delle temperature lo possiamo osservare sulle piante. Alcune specie necessitano di andare incontro alla cosiddetta vernalizzazione per compiere il loro ciclo vitale: si tratta di un meccanismo adattativo premiato dall’evoluzione per permettere alle piante di sincronizzarsi con le stagioni. L’arrivo del freddo spinge i semi e le gemme ad entrare in uno stato di dormienza; affinché riprendano l’attività e germinino, è necessario che le temperature restino basse per un certo periodo, i cui valori cambiano a seconda delle specie. Tutto questo serve per evitare che una bella giornata invernale stimoli la ripresa dell’attività, evitando così che la pianta si trovi a fiorire quando fa ancora troppo freddo. Alcune piante devono necessariamente subire la vernalizzazione perché i semi germinino e le gemme fioriscano in primavera; altre specie, pur fiorendo ugualmente, producono molti più fiori se hanno passato un periodo di freddo. Questo meccanismo ci riguarda da vicino poiché molti cereali e piante da frutto hanno bisogno della vernalizzazione. I ricercatori hanno individuato i geni che regolano questo processo, ma il cambiamento climatico repentino a cui stiamo andando incontro potrebbe non lasciare il tempo alle piante di adattarsi alle nuove condizioni rimodulando la vernalizzazione.

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Anche gli animali risentono della presenza sempre più fugace del freddo invernale, e uno di questi è stato messo in luce di recente. Uno studio infatti ha evidenziato come l’aumento delle temperature stia modificando le abitudini degli stambecchi del Parco Nazionale del Gran Paradiso (Brivio Francesca, Apollonio Marco, Anderwald Pia, Filli Flurin, Bassano Bruno, Bertolucci Cristiano and Grignolio Stefano 2024 Seeking temporal refugia to heat stress: increasing nocturnal activity despite predation riskProc. R. Soc. B.291). Per sfuggire alla calura, gli stambecchi si nutrono sempre più durante la notte; questo adattamento comportamentale è la soluzione più rapida che possono mettere in atto per difendersi dalle condizioni ambientali mutate. L’evoluzione però necessità di tempi molto più lunghi per dare allo stambecco caratteristiche da animale notturno: non ha quindi sensi sviluppati per permettergli di muoversi in sicurezza al buio. Esiste anche un altro problema provocato da questo cambio di abitudini: la notte è anche l’orario in cui sono più attivi i lupi. Lo stambecco diventa così più esposto a questi predatori e diminuisce la sua efficienza nel nutrirsi. Dobbiamo poi tener presente che ogni animale fa parte di una complessa rete di interazioni con le specie con cui condivide l’ambiente; una modifica così repentina delle abitudini di una specie potrebbe andare a inficiare negativamente le relazioni di competizione e parassitismo che intrattiene con le altre.

Questi sono solo alcuni degli effetti che la mancanza del freddo invernale ha sul nostro pianeta, ma è chiaro che il cambiamento climatico ha conseguenze devastanti in moltissimi ambiti. La Terra si è adattata in passato a mutate condizioni ambientali, ma l’innalzamento delle temperature a cui stiamo assistendo avviene a velocità troppo sostenuta per dare il tempo all’evoluzione di rispondere. Sicuramente le cause del cambiamento climatico possono essere molteplici, ma ormai è innegabile che le nostre attività stiano influendo negativamente. Sebbene sia difficile, ognuno di noi può contribuire ad invertire questa tendenza. Modificare radicalmente il nostro stile di vita non è sicuramente una strada percorribile, almeno non nell’immediato: nessuno di noi da oggi stesso rinuncerebbe a riscaldamento, viaggi, tecnologia. Possiamo però compiere piccoli gesti quotidiani che, nel complesso, hanno comunque un grande impatto. Spegnere una luce quando non indispensabile, regolare il termostato alla giusta temperatura, non lasciare la televisione accesa se non la stiamo realmente guardando, sono tutte piccole accortezze che non ci creano alcun disagio, ma se fatte quotidianamente da milioni di persone fanno la differenza.
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